11 settembre 2001: quando la Formula 1 decise per lo “show must go on”

Pubblicato il: 11 Settembre 2023

La Formula 1 si trovò dinanzi al dilemma etico: correre o non correre? Alla fine si corse in quel weekend il GP di Monza tra assenti e polemiche.

L’11 Settembre 2001 è una data che ha segnato indelebilmente la storia dell’umanità. Ma mentre il mondo piangeva, il Circus del Motorsport si trovava di fronte a una decisione difficile: correre o non correre?

L’11 Settembre e il Suo Impatto Sulla Gara di Monza

Era il 16 settembre 2001, cinque giorni dopo l’attacco terroristico che aveva sconvolto il mondo. Il Gran Premio d’Italia a Monza era in programma e la tensione era palpabile. Molti piloti e team erano riluttanti a correre, sentendo che sarebbe stato inappropriato in un momento di lutto globale. Ma la decisione venne presa: la gara si sarebbe fatta.

Il Dilemma Etico: Correre o Non Correre?

Bernie Ecclestone, allora capo della Formula 1, insieme ad alcuni team, insistette sul fatto che la gara dovesse andare avanti. La logica era che fermarsi avrebbe significato cedere al terrore, ma la decisione fu controversa. Molti si chiesero se fosse etico correre mentre quasi 3.000 persone avevano perso la vita in un attacco così devastante. Alla fine, la gara si svolse, ma con un’atmosfera di pesante riflessione.

Il Tributo Ferrari: Un Musetto Nero per Non Dimenticare

In un gesto simbolico e potente, la Ferrari decise di eliminare tutti gli sponsor dalle sue monoposto per quella gara. Ancora più toccante fu la decisione di verniciare il musetto delle auto di un nero profondo, in onore delle vittime dell’11 settembre. Era un piccolo, ma significativo, modo per mostrare rispetto e solidarietà in un momento di immenso dolore.

In conclusione, l’11 settembre ha avuto un impatto profondo non solo sulla storia globale ma anche sul mondo del Motorsport. La decisione di correre a Monza fu difficile e controversa, ma servì anche come un momento per riflettere sulle priorità umane in tempi di crisi. E mentre le auto sfrecciavano sul circuito, il nero sul musetto delle Ferrari serviva come un muto, ma eloquente, promemoria che alcune ferite non guariscono mai completamente.

La gara fu vinta da Juan Pablo Montoya sulla Williams-BMW, seguito dal ferrarista Rubens Barrichello, mentre sul terzo gradino del podio finì il tedesco Ralf Schumacher. A fine gara, si decise di annullare la cerimonia di premiazione. Montoya sfruttò al meglio la potenza del motore BMW della Williams e conquistò la pole position, dominando le qualifiche sin dall’inizio della sessione così come la gara.


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